Da Charlot a Checco Zalone: tutte le volte che il cinema ci ha fatto ridere.
Partendo dalle origini e arrivando ai giorni nostri ci sono tantissime gag, film divertenti e attori davvero irresistibili che hanno segnato la storia del cinema comico.
Chi ricorda la buccia di banana che fa scivolare il garzone di pasticceria con un vassoio di torte in mano? A mangiare la banana è Ollio e il pasticciere gli tira una torta in faccia.
Ollio reagisce a a sua volta tira un’altra torta che, questa volta, colpisce un’elegante signora. In pochi minuti la battaglia finisce per coinvolgere l’intero quartiere.
Si tratta di una scena del film “La battaglia del secolo”, con Stan Laurel e Oliver Hardy, interamente giocato su una gag nota con il titolo di “effetto palla di neve”.
Da un piccolo guaio, in questo caso specifico la buccia di banana, si arriva a situazioni catastrofiche che, proprio in quanto tali, diventano irresistibili e, di conseguenza, divertentissime.
La nascita del comico
Su questo tipo di gag è nato il cinema comico, sviluppatosi in America tra gli anni Dieci e gli anni Venti, e con esso i grandi maestri di questo genere: ci riferiamo a Charlie Chaplin, Stan Laurel, Buster Keaton, i fratelli Marx fino a Jerry Lewis, John Belushi, Woody Allen, Jim Carrey e tanti altri ancora.
All’inizio del cinema comico l’elemento di forza era rappresentato appunto dalle gag con effetto a sorpresa: qui gli oggetti si ribellano agli uomini, con i quali stabiliscono un rapporto conflittuale. Gli esempi sono tanti: Charlot che lotta con un letto dispettoso; Buster Keaton contro una casa rotante e via dicendo.
Una lotta che gli attori dello schermo perdevano sempre appunto per divertire al massimo lo spettatore, sollevandoli anche dall’idea che quello che stavano vedendo prima o poi sarebbe potuto capitare anche a loro.
Dagli albori alle screwball comedy
Eredi delle prime gag visive del cinema comico sono le screwball comedy, letteralmente commedie svitate, altro filone comico che si rifà alla commedia tradizionale, nato intorno agli anni Trenta e Quaranta del Novecento.
Un filone che ha influenzato un capolavoro del dopoguerra come A qualcuno piace caldo di Billy Wilder (1956) ma anche Tutti pazzi per Mary (1998) dei fratelli Farrelly con Ben Stiller e Cameron Diaz.
Il grande Totò
A differenza del cinema comico americano, dove gli attori sono gagmen, ovvia autori delle loro stesse gag, quello italiano è stato sempre schiavo della commedia dell’arte di matrice teatrale o, tutt’al più, della comicità da cabaret o televisiva.
L’unica vera eccezione, in questo contesto, è stata Totò, in particolare il Totò dei primi film degli anni Quaranta, come ad esempio “Totò al giro d’Italia” o “Totò nella fossa dei leoni”, entrambi di matrice più disarticolata e surreale, che poi perse nei film del decennio successivo.
Altre eccezioni degne di nota sono il Paolo Villaggio della celebre serie dedicata a Fantozzi e Aldo, Giovanni e Giacomo in “Tre uomini e una gamba”, tutti autori che hanno sfruttato il cosiddetto meccanismo dello slapstick, vale a dire quella comicità quasi elementare, che sfrutta il linguaggio del corpo e si articola intorno a gag semplici ma al tempo stesso efficaci.
Del resto i grandi geni della risata come Sordi, Gassman, Manfredi, Tognazzi e tanti altri ancora non ricorrono più alla comicità pura, quella del mezzo cinematografico per intenderci, bensì a quella di matrice teatrale, basata sui dialoghi.
Si tratta di una comicità che non ha bisogno di traduzioni, nonostante il più delle volte sia dialettale, proprio perché è una comicità diretta ed immediata. Ed è anche la comicità che arriva a tutti, in ogni tempo e in ogni luogo, perché serve proprio a portare un sorriso all’umanità.
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