Totò, il re napoletano della risata
I grandi Artisti, quelli come Totò per l’appunto, sono quelli che superano la cosiddetta porta dell’oblio: a distanza di anni dalla sua morte il ricordo di questo personaggio è davvero incancellabile.
Totò era lo pseudonimo di Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio: un nome ricco di storia per designare questo grandissimo attore, commediografo, comico, poeta, paroliere e sceneggiatore italiano.
Un rapporto ancestrale e al tempo stesso poetico con la sua città tanto che ad oggi, a più di cinquant’anni dalla sua morte, è a tutti gli effetti un “mito napoletano” accanto a San Gennaro e Pulcinella.
Il contributo di Totò alla città di Napoli
Napoli ha dato all’attore un terreno certamente fertile, da cui poi è scaturita tutta la sua comicità. E Totò, in ogni sua poesia, in ogni sua canzone, in ogni momento dei suoi film, ha sempre restituito questo profondo affetto.
Una sorta di feedback continuo: nelle sue battute, giusto per fare l’esempio con un’altra grande icona partenopea, non c’era quella rabbia di Eduardo De Filippo.
Totò era un’icona a suo modo interclassista, non aveva niente a che fare con la borghesia di De Filippo. A differenza di quest’ultima non aveva alcuna pretesa di insegnamento, anzi Totò per dirla tutta non voleva insegnare proprio niente.
Ridere … fino alle lacrime
Totò non è solo immortale: Totò è in primis il Principe della risata. Una faccia da non poter guardare senza accennare a un sorriso se non addirittura ad una scoppiettante risata.
Alla fine di questo articolo, ne siamo certi, come minimo andrete a cercare su qualche social gli spezzoni di questi film. Scommettiamo? Allora scopriamoli insieme!
Totò e i Re di Roma
In questo film la scena più divertente è quella in cui il Principe recita accanto ad un altro mostro sacro della comicità, Alberto Sordi.
Il film vede Totò nel ruolo di Ercole Pappalardo, un archivista capo al Ministero, in attesa della tanto desiderata promozione a cavaliere. Una sera, a teatro, con uno starnuto colpisce il suo capo, il ministro Langherozzi-Schianchi.
Da quel momento iniziano per lui guai seri, tanto da far sfumare ogni giorno di più il sogno della promozione. Anzi, per conservare il suo posto di lavoro, deve fare un esame per prendere almeno la licenza elementare.
Ed è in occasione di questi esami che Alberto Sordi e Totò danno vita ad una scena decisamente divertente: il maestro farà di tutto per mettere in difficoltà l’archivista che non riesce a superare l’esame e sarà appunto licenziato.
Se non l’avete mai visto, rimediate sin da subito!!
Miseria e nobiltà
Quando si parla di Totò non si può prescindere da Miseria e nobiltà, che tra l’altro rappresenta il connubio perfetto tra cinema e teatro.
Felice (Totò) è uno scrivano: con il fotografo Pasquale non se la passa benissimo. I due, insieme alla moglie e alla figlia di Pasquale, vivono infatti in povertà nella Napoli del 1890.
Un giorno però le cose sembrano cambiare: il marchesino Eugenio infatti si reca da Felice e Pasquale per chiedere loro una mano. Vorrebbe sposare Gemma, una ballerina.
Il padre del marchesino non acconsente alle nozze, perché Gemma non è aristocratica. Eugenio chiede quindi a Felice e Pasquale, ma anche alla moglie e alla figlia di quest’ultimo, di fingersi parenti nobili di Gemma, in modo che suo padre possa acconsentire alle nozze.
Da questo momento in poi la trama è costellata da scambi di persona ed espedienti comici che rendono il film decisamente spassoso, a tratti da mancare il fiato. Stra-consigliato, solo per i pochi che non l’hanno mai visto!
Totò, Peppino e i Fuorilegge
In questo film alla coppia Totò e Peppino si aggiunge la grande Titina De Filippo, che interpreta il ruolo di Teresa.
Qui Totò interpreta Antonio, un uomo con poca voglia di lavorare, spostao con Teresa (Titina De Filippo), una donna estremamente ricca ma per sua sfortuna molto avara.
Antonio, disperato, si fa aiutare dal suo migliore amico, Peppino, con il quale realizza un piano per rubare i soldi della moglie: si finge così rapito da un pericoloso criminale, Ignazio “Il Torchio”.
Il riscatto è altissimo: vengono chiesti ben cinque milioni alla moglie. Ricevuti i soldi, i due sperperano tutto il denaro, andando per locali e night club a Roma.
Ma Teresa viene a scoprire tutto attraverso la tv e ad Antonio non resta che chiedere perdono alla moglie. Il destino, beffardo, vuole però che Antonio venga rapito, veramente stavolta, da “Il Torchio”.
Teresa tuttavia è convinta che sia una nuova trovata del marito e non vuole assolutamente pagare il riscatto. Sarà solo con l’aiuto della figlia, che Antonio verrà liberato. Ma Teresa non accetterà di nuovo il marito in casa.
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Prima di chiudere, però, vi lasciamo 3 curiosità sulla vita di Totò che forse non sapevate!
- Ai nostri tempi un Divo amato dalle donne ha un aspetto molto diverso da quello di Totò, eppure il Principe fu un grande “sciupafemmine”. Molte e varie furono le sue amanti, tra l’altro anche di varia estrazione sociale.
- Più che gli esseri umani (subì molte delusioni nel corso della sua vita) Totò amava tantissimo gli animali. Li trovava semplicemente migliori degli uomini.
- Antonio all’anagrafe risultava NN, cioè figlio di nessuno. La mamma era una giovane palermitana che ebbe una relazione fugace con il marchese Giuseppe De Curtis. Il Principe, quindi, per tutta la vita fu costretto a un’incessante ricerca di identità, oltre che di riscatto nobiliare.